sabato 20 febbraio 2010

il libro digitale


Questa mattina ho visto un servizio sui libri digitali, confesso che sono attirata da questa novità e ho iniziato a cercare materiale. Per chi non lo sapesse è una sorta di i pod dei libri. In particolare mi sono informata sul Kindle, il lettore ebook più famoso al momento, arrivato anche in Italia. La tavoletta nella sua memoria da 2 Giga può scaricare fino a 1500 volumi, attinge ad una biblioteca di 230 mila libri in Europa e 360 mila negli Usa. In questa prospettiva di innovazione, il libro elettronico trova una soluzione anche alla crisi dell'editoria permettendo la possibilità di scaricare, in ogni parte del mondo, 55 quotidiani fra cui Il Corriere della Sera ( primo in Italia) e 38 periodici.
Il libro elettronico sembra presentare molteplici vantaggi: è sottile, leggerissimo, è molto maneggevole e presenta un design piacevole. Inoltre a differenza degli schermi dei portatili non affatica la vista e si può leggere anche in pieno sole. I libri si scaricano tramite rete 3g, la stessa dei cellulari, quindi funziona ovunque ci sia la copertura telefonica. Insomma ha molte virtù. Ma anche qualche difetto. Nel catalogo sono presenti molti classici mondiali, la Divina Commedia, ma in inglese, mancano autori come Verga, Allende, Truman Capote. Mentre invece sono presenti autori come Dan Brown d Stephen King.
Personalmente preferisco ancora il caro vecchio libro cartaceo, non sono del tutto convinta...

giovedì 11 febbraio 2010

Opere in movimento a Roma



Roma fino al 14 febbraio ospita al Palazzo delle Esposizioni una mostra dedicata a Alexander Calder. A 25 anni di distanza dalla retrospettiva di Torino, un'esaustiva esposizione dedicata all'artista americano. Al Palazzo delle Esposizioni sono esposte oltre cento opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private e dalla Fondazione Calder, articolate in un itinerario cronologico mirato a indagare l'intero percorso creativo dell'artista a partire dagli anni venti. E' in mostra una cospicua selezione dei suoi lavori più importanti, comprese alcune delle sculture esposte nella mostra al Museum of Modern Art nel 1943. Sono, inoltre, presentati anche aspetti meno noti del suo lavoro, con gruppi di opere raramente visibili dal grande pubblico. Aprono il percorso espositivo le sculture in filo di ferro (Wire Sculpture) di acrobati, animali e ritratti, realizzate soprattutto negli anni venti a Parigi, in alcune delle quali per la prima volta è contemplato il movimento in una dimensione di gioco e di divertita ironia. Una serie meno nota di piccoli bronzi del 1930 con figure di contorsionisti e acrobati, permetterà di osservare come l'artista abbia declinato l'idea di movimento tramite la sperimentazione di tecniche diverse. L'adesione di Calder all'astrattismo, avvenuta dopo la visita allo studio parigino di Mondrian, sarà documentata da un'importante selezione di opere. Attraverso alcuni capolavori realizzati intorno alla metà degli anni trenta, si potrà seguire l'interesse di Calder per le forme biomorfiche e la sua vena surrealista. Tra le altre: Gibraltar (Gibilterra), Tightrope (Corda del funambolo), Yellow Panel (Pannello giallo), Orange Panel (Pannello arancione), tutte del 1936. Focus della mostra sono i Mobiles che l'artista ha realizzato durante l'intero arco della sua attività, lavorando artigianalmente le lastre di metallo di fattura industriale. Si tratta di sculture astratte e leggere, appese a fili, che oscillano con il vento, affiancati dagli Stabiles, opere "ferme" da scoprire passandoci in mezzo o girandoci intorno. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Motta, con testi di Alexander S. C. Rower e di Giovanni Carandente e un'ampia antologia di testi dell'artista e di altri autori, molti dei quali compariranno per la prima volta in traduzione italiana.

domenica 7 febbraio 2010

il linguaggio delle cose...

Ogni giorno usiamo degli oggetti, compriamo cose che useremo poco, altre senza le quali non potremmo vivere... spesso non capiamo cosa comunicano questi oggetti. Parte da questi presupposti il nuovo libro “Il linguaggio delle cose” di Deyan Sudjic, direttore del Design Museum di Londra e critico di architettura per l’Observer inglese. Il tema non è una novità, ma si propone di "colmare un vuoto di analisi sul rapporto dell’uomo con gli oggetti ". Lampade, automobili, telefoni ma anche abiti e banconote: sono i veri protagonisti di queste pagine, che ci sorprendono e ci rendono più consapevoli del mondo che abbiamo costruito attraverso le loro storie. Cinque capitoli con cui l’autore ci porta a capire il design, spiegandoci le pulsioni del feticismo, le contraddizioni del lusso, il potere del fashion system, i paradossi dell’arte. Citando Ernesto Nathan Rogers se si esamina con attenzione un cucchiaio ci si può fare un’idea abbastanza precisa della società che l’ha fatto.